Interventi che rischiano di limitare l’autonomia degli Atenei tutelata dalla Costituzione, andando nella direzione di un’ulteriore burocratizzazione delle attività scientifiche di ricerca. Questo uno dei richiami che Stefano Paleari, presidente della CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) ha voluto fare indirizzando una lettera, di cui sotto riportiamo il testo integrale, al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.
Caro Ministro,
Ti sono particolarmente grato per l’attenzione che hai voluto dedicare alla CRUI nell’imminenza della definizione dei provvedimenti di maggiore interesse per il sistema
universitario che il Ministero, come da parte Tua assicurato, definirà nelle settimane prossime.
La Tua lettera testimonia l’attenzione reale del Ministero da Te presieduto alle esigenze degli Atenei con riferimento in particolare alle nuove modalità di calcolo del FFO
e a molte altre istanze segnalate dalla CRUI. Non posso non rilevare, tuttavia, come recenti provvedimenti, alcuni dei quali in fase di approvazione definitiva, malgrado lo sforzo da Te intrapreso per una loro integrazione negli assetti attuali relativi al sistema universitario, confermino una impropria tendenza all’omologazione di quest’ultimo con la Pubblica Amministrazione.
I predetti provvedimenti – con particolare riferimento a quelli riguardanti i vincoli di finanza pubblica, la revisione del modello di formazione specialistica dei medici e, da
ultimo, la prevista equiparazione del trattamento di quiescenza dei professori e dei ricercatori universitari a quello della dipendenza pubblica e la necessaria revisione delle
procedure di ASN – rischiano di intervenire, in modo disorganico e frammentario, sulla regolazione del sistema universitario e di limitarne (ulteriormente) l’autonomia, come noto costituzionalmente tutelata.
Il rischio, pertanto, è quello di determinare un’ulteriore e progressiva burocratizzazione delle attività scientifiche e di ricerca e di pregiudicare la sostenibilità
dell’offerta formativa, deteriorando il potenziale di competitività, nazionale ed internazionale, dell’Università Italiana che rappresenta, nel panorama del Paese, l’unica
Istituzione pubblica compiutamente valutata attraverso l’Agenzia Nazionale per la Valutazione dell’Università e della Ricerca.